Il contatto fisico riduce lo stress e gli abbracci stimolano la produzione dell’ormone della felicità. Siamo esseri sociali e abbiamo bisogno di vicinanza. «Il contatto intenso con gli altri ci permette di ricevere riscontri sul nostro comportamento sociale», spiega Anna Dorothea Keller-Brand, psicoterapeuta di Bienne, titolare di uno studio proprio.

Già da neonati abbiamo bisogno non solo di nutrimento, ma anche di vicinanza fisica e affettiva. Lo stesso vale per gli adulti. Per quanto riguarda la quantità ideale di contatto fisico, secondo Keller-Brand non è possibile indicare un determinato numero di minuti, centimetri o carezze. Le esigenze sono troppo diverse e variano a seconda dell’età, della biografia e della personalità.

Di fatto esistono persone che hanno un desiderio così forte di affetto che finiscono per trovarsi continuamente in relazioni di dipendenza. Per contro c’è chi invece non permette contatti troppo stretti. I primi anni di vita sono determinanti per un rapporto sano e naturale con gli altri: «Chi da bambino ha avuto accanto persone di riferimento presenti e affidabili sviluppa una fiducia innata verso gli altri.» Secondo Keller-Brand questa è una condizione importante per poter superare da adulti anche fasi prolungate di solitudine.

La tecnologia, un cattivo surrogato

Si potrebbe pensare che le possibilità tecnologiche siano in grado di sostituire il contatto personale. Alcune persone comunicano continuamente con amici e conoscenti sui social media, tramite e-mail, chat o videoconferenza. «Sulle piattaforme digitali siamo connessi con tutto il mondo», afferma Keller-Brand. «Al contempo siamo sempre più soli perché nei contatti online non vengono coinvolti tutti i sensi.» Il rischio è quindi che lo scambio digitale sia (troppo) superficiale. Se qualcosa non ci piace possiamo semplicemente chiudere la schermata con un clic anziché affrontare la situazione.

Lo smartphone, quindi, non sostituisce affatto in modo adeguato il contatto fisico. L’essere umano ha bisogno di vicinanza tangibile. Per la psicoterapeuta, il presupposto per avere rapporti e contatti solidi con gli altri è una vicinanza sana a sé stessi. «Cercate la vostra essenza profonda e smettete di preoccuparvi di cosa pensano gli altri di voi. Ascoltate invece la vostra voce interiore e fate quello che vi fa stare bene davvero.»

Solo chi si conosce bene e si accetta può essere autentico nel rapporto con gli altri. E la credibilità è un requisito importante per instaurare un rapporto di vicinanza sana e autentica con gli altri. Questo ultimo passo richiede tuttavia coraggio. A tal fine, la psicoterapeuta ci dà alcuni consigli pratici.

«La vicinanza autentica non si cancella con un clic», chiosa la psicoterapeuta Anna Dorothea Keller-Brand.
  1. Organizzare il tempo libero

    Trascorrere il tempo libero con gli altri, mangiare insieme, incontrarsi per praticare sport o stare in mezzo alla natura: qualsiasi attività in compagnia è meglio di una serata davanti alla televisione o su internet. 

  2. Introdurre rituali

    Affinché la birra con i colleghi dopo il lavoro o il brunch domenicale in famiglia non siano un evento eccezionale, dovreste instaurare una certa regolarità: ad esempio una volta al mese.

  3. Accettare le separazioni

    Chi è aperto agli altri a volte può rimanere deluso o essere abbandonato. Correte questo rischio. Ogni rapporto di vicinanza comporta la possibilità di separazione. Anche questa fa parte della vita e della nostra crescita.

  4. Imparare a stare soli

    Chi è single o senza famiglia ha più difficoltà a vivere la vicinanza. Provate a esercitarvi a stare da soli e a essere completamente voi stessi, ad esempio durante un bagno caldo. Questo però non può sostituire la cura attiva delle relazioni.

  5. Essere presenti per gli altri

    Come società possiamo prenderci cura in modo creativo di chi non ha più la forza per farlo. Già le piccole attenzioni donano gioia e trasmettono una sensazione di vicinanza: una telefonata, quattro chiacchiere davanti a un caffè o fare la spesa per gli altri.

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