Il prof. dott. Lutz Jäncke è uno dei più illustri specialisti in neuroscienze dell’attuale panorama scientifico. Studia da anni la plasticità del cervello e la sua capacità di apprendimento. Ha pubblicato numerosi libri e curato molti interventi pubblici, in cui presenta i concetti scientifici in modo divertente e divulgativo.

Perché il cervello ama le routine?

Perché apprezziamo la comodità. Ciò che rientra nelle routine avviene senza che ne abbiamo reale consapevolezza e non richiede sforzo da parte del cervello. Se non fosse così, la quantità di decisioni da prendere ci travolgerebbe. Le routine ci permettono di fare colazione, parlare la nostra lingua madre mentre sogniamo e rispettare le regole culturali della società in cui viviamo. Tutto questo è saldamente iscritto nella nostra memoria – soprattutto nei gangli basali. Queste strutture cerebrali sono molto antiche e gestiscono più della metà delle azioni che compiamo ogni giorno.

A volte però, abbiamo voglia di qualcosa di nuovo

Certo! Il cervello apprezza le piccole modifiche alle abitudini consolidate, gli stimoli artistici e il brivido che proviamo quando guardiamo un thriller. Se tutto resta entro un margine di sicurezza, proviamo una gradevole eccitazione. Il corpo secerne ormoni come la dopamina e la noradrenalina, i vasi sanguigni nel cervello si dilatano, la pressione e i battiti del cuore diminuiscono.

Quali regioni cerebrali si attivano quando scegliamo consapevolmente di cambiare qualcosa?

Si attiva la corteccia prefrontale, quella che sta giusto sopra agli occhi e corrisponde a circa un terzo del volume totale del cervello. Dal punto di vista evolutivo, questa regione cerebrale è più recente e gestisce la consapevolezza e il pensiero razionale. Quando, ad esempio, proviamo a meditare ma la mente è travolta da mille pensieri, la corteccia prefrontale si contrappone a questi impulsi. In queste situazioni, la sua attività elettrica assomiglia a un albero di Natale illuminato.

Che cosa può fare la corteccia prefrontale per vincere le routine e la pigrizia?

Non è semplice. Immaginiamo di avere l’abitudine di sederci sul divano con uno snack ogni volta che rientriamo dal lavoro. Ad un certo punto, decidiamo di fare una passeggiata. Il cervelletto, però, vuole restare all’interno della routine: vuole che tutto vada come sempre. A sua volta, la vista del telecomando e delle patatine rappresenta uno stimolo gradevole...

Come si fa a resistere?

Per cambiare, bisogna prima di tutto conoscersi meglio. Abbiamo bisogno di sapere come funzioniamo. La domanda chiave è: «Che cosa mi blocca? Che cosa mi impedisce di fare ciò che desidero?». Bisogna avere chiaro qual è l’obiettivo. Perché un nuovo rituale si consolidi, ci vogliono più fasi: stimolo iniziale, sforzo consapevole, reazione e infine ricompensa. Questa ricompensa deve essere evidente. Se, ad esempio, scelgo di andare a correre regolarmente, potrò stare facilmente al passo durante la prossima uscita con i colleghi.

Per cambiare, bisogna prima di tutto conoscersi meglio. Abbiamo bisogno di sapere come funzioniamo. La domanda chiave è: «Che cosa mi blocca? Che cosa mi impedisce di fare ciò che desidero?». Bisogna avere chiaro qual è l’obiettivo.

Come si sostituisce una cattiva abitudine con una più salutare?

La chiave è lo stimolo iniziale. Nell’esempio di prima, potrei lasciare le scarpe da ginnastica vicino alla porta d’ingresso, così le vedrò. Il meccanismo funziona anche nell’altro senso: se voglio perdere peso, è bene non avere dolciumi in vista. Lo stesso vale per il cellulare, se vogliamo concentrarci.

Tutto questo richiede una certa disciplina

Sì, ma è proprio ciò che distingue noi umani dagli animali. La nostra corteccia prefrontale è più sviluppata. Riusciamo a impegnarci ora per una ricompensa che arriverà più tardi.

Che cosa trasforma in routine i nuovi comportamenti?

La ripetizione. È così che dopo un po’ – ad esempio un paio di mesi – fare una passeggiata dopo il lavoro diventa una cosa naturale. La routine si consolida nel subconscio, nel cervelletto.

A che età si è troppo vecchi per cambiare le proprie abitudini?

Mai! Con l’età, cambiare diventa più difficile: le esperienze si accumulano e sviluppiamo strategie che risultano efficaci. Però, il cervello è comunque capace di adattarsi. Siamo fatti per imparare nel corso di tutta la vita. Se non lo facciamo, il nostro cervello subisce mutazioni anatomiche, ad esempio nella corteccia prefrontale. L’affermazione «Use it or lose it» è perfettamente corretta dal punto di vista medico.

Però, il cervello è comunque capace di adattarsi. Siamo fatti per imparare nel corso di tutta la vita.

E i cambiamenti che non possiamo controllare?

Vale la famosa frase «Love it, leave it or change it». Forse, però, c’è qualcosa di buono anche in cambiamenti a prima vista sgradevoli, come un nuovo vicino antipatico o una ristrutturazione aziendale. È bene mantenere un atteggiamento aperto e mettere in discussione i pregiudizi e le credenze consolidate. In alternativa, possiamo parlarne con familiari e amici. Forse una prospettiva diversa ci permetterà di cogliere opportunità a cui non avevamo pensato.

Cambiare abitudini in 8 passi

Uno snack di troppo o la tendenza a brontolare. Ognuno di noi ha abitudini che non ci fanno per niente bene. Per cambiarle, è bene procedere passo a passo.

  1. Fermatevi e dite stop

    Può essere qualcun altro a farcelo notare. Altre volte siamo noi stessi a renderci conto di dover cambiare. Mettetevi in ascolto. Qual è la mia situazione? Che abitudini ho? Che cosa mi fa male? Che cosa vorrei fare altrimenti?

  2. Definite l’obiettivo e il premio

    Bisogna che siano chiari. Che cosa voglio ottenere? Qual è il vantaggio per me, il mio premio, se abbandono un’abitudine negativa per una positiva? Immaginate quanto bene vi sentirete una volta raggiunto l’obiettivo.

  3. Definite delle regole

    Usate la struttura «Se... allora». Ad esempio: «Se mi viene voglia di cioccolata, allora telefonerò a qualcuno». «Se mi sentirò stanca, allora farò un sonnellino».

  4. Definite quando e dove

    Create un contesto di riferimento per la nuova abitudine. «Tutti i mercoledì e i sabati, alle 18 andrò a correre nel parco». Per rendere le cose più semplici, preparate le scarpe da ginnastica e la giacca già al mattino.

  5. Collegate la nuova routine a una che già avete

    Ad esempio: «Prima di sedermi a guardare le notizie alla TV, farò dieci minuti di stretching sul tappetino».

  6. Inserite divertimento e allegria

    Non avete voglia di correre? Rendete piacevole l’esperienza con un audiolibro. Oppure andate a prendere un tè con i vostri compagni di corso dopo la lezione di yoga.

  7. Coinvolgete altre persone

    Cercate alleati e complici. Parlate dei vostri propositi e dite alle persone che avete deciso di leggere due libri al mese, smettere di fumare o mangiare cibo più sano. Qualcun altro è disponibile a farlo insieme a voi?

  8. Non pretendete troppo da voi stessi

    Se andate a yoga, non cercate di fare sin dal primo giorno le posizioni più complesse. Non imponetevi di non toccare mai più una patatina fritta. Andate per gradi, celebrate i vostri successi e poi definite nuovi obiettivi.

Letture: l’ultimo libro del prof. dott. Lutz Jäncke

Può il cervello adattarsi al mondo di Internet? Nel suo ultimo libro «Von der Steinzeit ins Internet» (Dall’età della pietra a Internet), Lutz Jäncke descrive in modo divertente, ma scientifico, il futuro che attende il genere umano a seguito della digitalizzazione.

Von der Steinzeit ins Internet

Hogrefe Verlag, 168 pagine, ca. 36,90 franchi

Maggiori informazioni sul prof. dott. Lutz Jäncke

Leggete l’intervista a Lutz Jäncke «Chattare, scrollare, strisciare: come fa il cervello a elaborare gli impulsi digitali?». Scoprirete come resistere agli stimoli digitali e controllare meglio il cervello.

Consigli pratic

Leggi i consigli pratici del neuropsicologo Lutz Jäncke.

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